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Attacco alla Democrazia

L’assalto al Campidoglio americano è un pericolosissimo segnale.

di Fabio Boni

(FOTO) Fonte: gds.it

Purtroppo non tutti hanno realmente compreso la gravità dei fatti avvenuti nei giorni scorsi negli Stati Uniti, dove un attacco senza precedenti alla più grande democrazia del mondo, dovrebbe farci riflettere attentamente su l’escalation di toni violenti e estremisti che ormai da tempo si registra anche nel nostro Paese. Ma andiamo con ordine.

Cinque morti, 13 feriti e 53 arresti: è l’attuale bilancio degli scontri tra i fan di Donald Trump e la polizia, registrati il 6 gennaio scorso nell’assalto al Campidoglio americano. Le accuse a carico della maggioranza degli arrestati sono violazione di coprifuoco e ingresso illegale, altri quattro sono stati fermati per possesso di pistola senza licenza e un’altra persona per possesso di armi proibite. La polizia ha inoltre confermato che sono stati rinvenuti ordigni esplosivi davanti al Comitato nazionale repubblicano e a quello democratico, ed è stato individuato un veicolo, vicino al Congresso, con all’interno armi da fuoco e due molotov. Tra gli arrestati spicca il nome di Jake Angeli, il 32enne soprannominato lo “Sciamano” di QAnon (teoria complottista di estrema destra, che ipotizza la presenza di poteri occulti schierati contro il bene del Paese), giovane italoamericano immortalato mentre si siede sullo scranno del vice Presidente Mike Pence e divenuto simbolo della protesta grazie al costume indossato nelle manifestazioni. Insieme ad Angeli sono stati identificati anche Richard Barnett, l’uomo filmato con i piedi sulla scrivania della Presidente della Camera Nancy Pelosi, Adam Christian Johnson, che ha sottratto il leggio della speaker e Tim Gionet, neonazista e antisemita che trasmetteva in diretta online l’assalto a Capitol Hill. Tra le vittime c’è un solo membro delle forze dell’ordine: Brian D. Sicknick, 40enne rimasto ferito durante gli scontri e deceduto il giorno successivo. Le altre quattro persone che hanno perso la vita sono tutti manifestanti tra cui Ashli Babbit, veterana dell’aeronautica e grande sostenitrice di Trump e QAnon, colpita da un agente in servizio all’interno del Campidoglio e la cui morte è stata ripresa in un video divenuto virale in rete.

Ma cosa ha scatenato l’ira dei manifestanti?

Il Congresso si era riunito a camere unite per proclamare Joe Biden e Kamala Harris rispettivamente presidente e vicepresidente degli Stati Uniti, certificando i voti del collegio elettorale vinto dai democratici con 306 voti a favore, contro i 232 ottenuti dai repubblicani, dopo le elezioni di novembre scorso. Nel frattempo giungeva anche il risultato del ballottaggio in Georgia che ha assegnato, per un solo voto, il controllo del Senato al Partito Democratico, risultato inaspettato dopo l’election day e che risolve i possibili problemi di instabilità della presidenza Biden. Il vantaggio che i repubblicani avevano alla vigilia è stato letteralmente ribaltato, più per i voti persi che per quelli effettivamente conquistati dai democratici. Il Presidente Trump ha tentato più volte di rovesciare il risultato, arrivando a sostenere che i democratici influenzassero il controllo dei voti. Una fake news, dato che il supervisore dell’apparato elettorale è un repubblicano, che ha danneggiato gravemente l’immagine dei due senatori trumpiani in carica e minato la fiducia dell’elettorato, come confermato anche dal repubblicano Mitt Romney (avversario di Obama nel 2012) che ha accusato Trump di aver mancato di rispetto agli elettori americani, disonorando il sistema elettorale e l’ufficio di presidenza. The Donald ha inoltre contribuito a gettare benzina sul fuoco con alcuni video, apparsi sui social, in cui invitava letteralmente i suoi sostenitori a marciare sul Campidoglio per impedire la ratifica del voto e ringraziando poi pubblicamente i manifestanti. Un atto senza precedenti e di una gravità inaudita, che ha portato Facebook e Twitter a bannare tali video e limitare l’account del Presidente, per evitare che si scaldassero ulteriormente gli animi e scongiurare nuove manifestazioni violente contro le Istituzioni. Una censura che farà sicuramente discutere, dato che i due colossi social si arricchiscono da anni anche grazie a contenuti estremisti e linguaggi violenti, ma soltanto in questa occasione hanno deciso di porre un freno.

A seguito dei fatti accaduti, la Commissione giudiziaria della Camera ha chiesto al vicepresidente Mike Pence di invocare il venticinquesimo emendamento per rimuovere il presidente uscente dalla Casa Bianca. Nella lettera, che è stata firmata da 18 parlamentari, si afferma che Trump non è sano mentalmente poiché ancora incapace di accettare i risultati delle elezioni e di non essere più in grado di svolgere i propri compiti a tutela della democrazia. I leader democratici al Congresso hanno inoltre affermato che, se tale ricorso non andasse a buon fine, sono disposti ad avanzare a un nuovo impeachment (la messa in stato di accusa di un’alta carica pubblica) ma lo stesso Joe Biden ha comunicato di non avallare tale decisione. Su Trump grava anche la possibile incriminazione per aver contribuito ad incitare i sostenitori che hanno assaltato Capitol Hill, dopo che il Dipartimento di Giustizia ha dichiarato di prendere in considerazione l’accusa di reati penali per chiunque abbia avuto un ruolo in quella vicenda. Per queste ragioni, secondo il New York Times, l’ormai ex presidente starebbe valutando di auto graziarsi prima della fine del mandato, per proteggersi da futuri procedimenti giudiziari. Strumento, quello della grazia presidenziale, che Trump sta già usando in queste ultime settimane per salvare tanti suoi ex collaboratori, che potrebbero muovere accuse contro di lui in futuro.

L’immagine degli Stati Uniti esce da questa vicenda sicuramente a pezzi, con il Paese più potente al mondo ferito da centinaia di teppisti che prendono possesso di un luogo simbolo della democrazia, creano il caos e costringono le più alte cariche dello Stato alla fuga. Le lacune dei servizi di sicurezza e la mancata prontezza dei Servizi Segreti, nonostante l’organizzazione della manifestazione fosse di dominio pubblico, sono un pessimo messaggio da trasmettere ai nemici dell’America e della democrazia, che osservano compiaciuti. Ancor più gravi sono le tendenze antidemocratiche all’interno dell’elettorato repubblicano, tra i quali il 45% giustifica l’assalto dei manifestanti e l’82% pensa che Trump debba restare in carica. Parliamo di una porzione di elettorato che conta oltre 70 milioni di cittadini, che ci deve quindi far riflettere su quanto sia diffuso l’estremismo e l’alterazione della realtà rappresentato dagli assalitori di Washington e quanto in salita, e pieno di ostacoli, sarà il percorso di Biden per riunificare il Paese. Illusi siamo in fine, se pensiamo che tali avvenimenti non riguardino anche noi italiani. Apprezzo in merito l’editoriale del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, che scrive: “Parole d’ordine, obiettivi e metodi dovranno cambiare. Pena la fine di un progetto politico, che non è accettabile sia complice di estremisti violenti, tantomeno golpisti. La destra, anche quella italiana, batta un colpo. […] non vorremmo mai ritrovarci con il Parlamento occupato da matti in camicia nero-verde”, prendendo le distanze dagli atteggiamenti di Lega e Fratelli d’Italia che da sempre strizzano l’occhio ad estremisti, razzisti ed ex fascisti. In passato abbiamo già visto partiti in camicia verde organizzare raduni con corna in testa, richiamando alle armi i propri sostenitori e, quasi cent’anni fa, camicie nere marciare verso i palazzi del potere, non lasciamo che la storia si ripeta ancora una volta.

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